mercoledì, gennaio 27, 2010

Speciale
CHAVEZ OSCURA SEI CANALI TV
E BERLUSCONI FA AFFARI CON LUI
avanza in Venezuela progetto Eni
da 646 milioni di dollari


Nelle stesse ore in cui in Venezuela il presidente Hugo Chavez oscurava (di fatto chiudeva) 6 canali tv, colpevoli di non aver trasmesso un suo discorso, l'ENI guidato da Paolo Scaroni (scelto per le qualità di fedelissimo del Cavaliere) siglava un accordo con lo stesso governo Venezuelano.Parliamo di un investimento nel nome del petrolio dalla cifra davvero consistente. Insomma il capitalista Berlusconi fa affare (e che affari) con un comunista dichiarato come Hugo Chavez.
Eni ha firmato in Venezuela tre accordi strategici con le autorita' del paese sudamericano. Si tratta, afferma un comunicato, dello sviluppo del giacimento giant Junin 5 in cui sono stati certificati 35 mld di barili di 'oil in place', di un'intesa con la societa' Pdvsa per lo sviluppo della tecnologia di idrogenerazione per la valorizzazione degli oli pesanti e del memorandum per la costruzione di una centrale elettrica della capacita' di 1 GW nella penisola di Guiria.
Potete leggere on line (sito ENI) i dettagli dell'accordo economico davvero astronomico nelle sue cifre .Si parla di qualcosa come 646 milioni di dollari. Rimando direttamente dal sito dell'ENI per tutti i dettagli.
Per capire chi sia il numero uno dell'Eni Paolo Scaroni e quale legame abbia con Berlusconi, rimando ancora direttamente ad un link esterno

http://www.societacivile.it/focus/articoli_focus/scaroni.html
A mettere lo zampino in questi accordi è stato direttamente in prima persona il premier italiano Silvio Berlusconi che ha mandato direttamente a Chavez una sua nota scritta attraverso Scaroni.
http://www.noticias24.com/actualidad/noticia/141493/
Ma che succede proprio ora in Venezuela?
Domenica scorsa, le autorità venezuelane hanno spento il segnale del canale tv Rctv - molto critico verso il governo di Caracas - per non aver trasmesso gli ultimi due discorsi del presidente Hugo Chavez. Stesso provvedimento per altre cinque piccole televisioni private: Ritmo Son, Momentum, America TV, American Network et TV Chile. Già nel 2007 il governo venezuelano aveva tolto la licenza per la diffusione analogica a Rctv. . Da allora il canale è passato sul cavo e trasmette da Miami, in Florida, con il nome di Rctv International.Ma non è tutto.Il vicepresidente e ministro della Difesa del Venezuela, Ramon Carrizalez si è dimesso per «motivi strettamente personali» e secondo i media locali si è dimessa anche la ministra dell’Ambiente, Yubiri Ortega, che è anche sua moglie.
Uno scontro durissimo quello del Venezuela che vede contare persiono i morti.Due studenti infatti ono stati uccisi e numerosi altri sono rimasti feriti nel corso di una manifestazione tra filo governativi e oppositori del presidente Hugo Chavez, organizzata nella città di Merida, nel nord del Venezuela, contro il provvedimento del governo di chiusura delle 6 tv.Quello che colpisce è la coincidenza di tempi tra il provvedimento oscurantista di Chavez e l'accordo economico tra Eni e governo Venezuelano.

Ma che non sia il solo a vedere la perfetta sintonia dei due leader populisti è testimoniato anche da una tesi di laurea dell'Università di Trieste.I due usano lo stesso linguaggio politico.



Già a giugno avevo realizzato un post proprio sulla strana coppia (unita dall'odio verso il quotidiano La Repubblica)Berlusconi-Chavez.Lo ripropongo ora.






Stesso mese, giugno, analoghe dichiarazioni. In questo mio video ho messo a confronto sulla stesso tema, i rapporti tra media e lo stesso potere politico, due presidenti : Silvio Berlusconi e Hugo Chavez. Le loro sono dichiarazioni di questi giorni nel dibattito politico italiano e venezuelano sono di una somiglianza impressionante. I due presidenti sono pure uniti dallo stesso dichiarato odio per un quotidiano italiano: La Repubblica.




In Italia il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi è in guerra con le voci dei media non allineati e li combatte apertamente. Invita ufficialmente dall'alto della sua carica gli industriali a non fare più alcuna pubblicità sui giornali che non siano filogovernativi in maniera da far venire meno quello che è il maggiore sostentamento degli stessi. Non risponde alle domande dei giornalisti di Repubblica e l'Unità e i dileggia i cronisti delle due testate in tutte le conferenze stampa dove sono presenti .
La colpa di questi giornali ? Parlare troppo della crisi economica, essere "catastrofisti" e dare spazio agli scandali sessuali che riguardano lo stesso Presidente. Scandali che in tutto il mondo hanno avuto maggiore rilievo che in Italia. E allora da qui il Premier invoca esplicitamente l'azione di "tappare la bocca" a questi media.
Cambia il continente, dall'Europa all'America Latina, cambia il paese dall'Italia al Venezuela, ma il ritornello è lo stesso. Il presidente Hugo Chavez vuole chiudere una televisione scomoda, si chiama Globovision.
Sia Berlusconi che Chavez utilizzano i medesimi argomenti. I media darebbero notizie false e anche in questo caso la bocca dell'organo d'informazione non schierato con il governo va chiusa. Argomenti tipicamente usati nella storia dai regimi totalitari. Nell'Unione Sovietà Comunista, così come nel regime fascista erano proprio gli stessi utilizzati per la repressione dell'opposizione.








Ma dicevamo due presidenti solo apparentementi diversi e distanti con almeno una cosa sicuramente in comune. Se in Italia tutti conoscono la tradizionale avversione del Cavaliere per il gruppo L'Espresso-Repubblica, meno conosciuta è quella del presidente venezuelano per lo stesso giornale italiano. Il tutto nasce quando il giornale romano la Repubblica ha sostenuto, il 10 giugno 2007, che le spese del presidente venezuelano per vestiti e scarpe ammonterebbero a 250 mila dollari l'anno.
Il presidente Chavez, venendo a conoscenza dell'articolo di Repubblica, ha risposto in televisione durante la trasmissione "Alò Presidente" (suo programma televisivo personale, che dura anche parecchie ore) dicendo.Qua sopra proprio il video della polenica risposta di Chavez a Repubblica.Traduzione, ma l' avrete capita:




«In Italia, un quotidiano ritenuto di sinistra, dice Chavez, ha non so sa quanti milioni di dollari, ricchezza, e non so quanto in scarpe, e tre o cinque, tre orologi rolex d’oro e collane d’oro... Io, se indosso una collana d'oro, che porterò fino al giorno in cui morirò,» dice estraendo un laccio di cuoio, cui è appesa l'immagine della madonna, in venezuelano detto escapulario, «è l'escapulario, che ha più di cento anni e che indossava in battaglia Pedro Perez Delgado, l'ultimo uomo a cavallo, questa è la mia collana d'oro, la Vergine del Soccorso».
In oltre venti Paesi nel mondo migliaia di manifestanti protestavano venerdì scorso davanti alle ambasciate venezuelane chiedendo il rispetto della libertà di espressione, il presidente del Paese latinoamericano Hugo Chávez è tornato a minacciare la chiusura del canale televisivo dopposizione Globovisión. Nel corso della sua nuova trasmissione televisiva Aló presidente teorico- quella che avete visto nel primo mio video in alto- ha accusato l'opposizione di diffondere false notizie attraverso i mezzi di comunicazione privati, annunciando:





É possibile che una concessione di frequenze termini prima del tempo.Ogni giorno che passa questa possibilità aumenta.






Il riferimento a Globovisión è apparso chiaro, dato che da tempo il governo venezuelano sta picchiando contro lemittente e il suo editore. Chávez ha poi lanciato un messaggio molto chiaro allopposizione, sostenendo che a una mobilitazione popolare i suoi sostenitori risponderanno scendendo in piazza per fermarla, aggiungendo minaccioso: Se loro prendono i fucili, lo faremo anche noi.
Poche ore prima dell'intervento del caudillo venezuelano, in oltre venti città del mondo, secondo gli organizzatori della protesta che hanno diffuso il loro messaggio attraverso Facebook e il sito http://www.sinmordaza.org/ , migliaia di persone si sono riunite per chiedere il rispetto della libertà di espressione e per protestare contro le persecuzioni ai danni dei mezzi di comunicazione portata avanti dal governo Chávez. D Santiago de Chile a Madrid, passando per Miami e Parigi per arrivare fino a Roma, i manifestanti si sono imbavagliati con un nastro rosso per simboleggiare la censura subita dai media venezuelani, mostrando striscioni in ci si chiedeva il rispetto della libertà d'informazione. In Venezuela la protesta è partita da Caracas, dove i manifestanti si sono riuniti davanti al ministero delle Opere pubbliche, dal quale dipende la Commissione nazionale delle telecomunicazioni, ma si è diffusa in diverse città del Paese.
La libertà di stampa è la base di ogni democrazia: va difesa sempre, comunque e ovunque, senza se e senza ma. In Venezuela, come in Italia.

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