martedì, marzo 31, 2009

IL BERLUSCONIANO BELPIETRO
ALLA GUIDA DEL TG 1



Sarà con ogni probabilità Maurizio Belpietro a guidare il Tg 1 della Rai.


La Fonte è senza dubbio autorevolissima : il Giornale di Paolo Berlusconi. In basso potete integralmente leggere l' articolo de Il Giornale di oggi a firma di Massimo De Manzoni.
Giornalista apertamente e convintamente schierato con il centro destra di Silvio Berlusconi, queste le sue note biografiche su Wikipedia.
Ha cominciato la professione nel 1975 al quotidiano Bresciaoggi. È stato in seguito caporedattore centrale del settimanale L'Europeo e poi vicedirettore de L'Indipendente di Vittorio Feltri. Segue Feltri a Il Giornale nel 1994 come vicedirettore.
Nel
1996 ha la sua prima esperienza da direttore, al quotidiano Il Tempo di Roma. Torna a Milano già l'anno dopo, prima come vicedirettore del Quotidiano nazionale, poi ritorna al "Giornale" come direttore operativo, al fianco di Mario Cervi. Il 26 marzo 2001 assume la direzione del quotidiano, che guida fino al settembre 2007.
Dall'
11 ottobre 2007 dirige il settimanale Panorama.

Commentatore televisivo
Nel frattempo ha cominciato una carriera di commentatore televisivo. Dal 2004 conduce prima su
Canale 5 poi su Retequattro il breve programma di informazione L'Antipatico. Spesso è ospite di tribune politiche televisive: numerose le presenze a Porta a Porta, trasmissione condotta da Bruno Vespa, a Matrix, condotto da Enrico Mentana e a Ballarò, condotto da Giovanni Floris.
Dall'ottobre
2007 conduce su Canale 5, tutti i giorni dal lunedì al venerdì, il programma Panorama del giorno.
Da http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=340394
Il tappo è saltato ieri pomeriggio dopo le 17, quando il consiglio d’amministrazione di Rcs Quotidiani ha annunciato quel che tutti ormai da giorni sapevano: via Paolo Mieli, alla direzione del Corriere della Sera torna, dopo sei anni, Ferruccio de Bortoli. Poco più tardi, è andata a posto anche la seconda tessera del grande domino del potere editoriale: Gianni Riotta lascia il Tg1 e si insedia al comando del Sole 24 Ore, il potente quotidiano di Confindustria sul quale regnava De Bortoli.
Nelle prossime ore, lo champagne delle nomine scorrerà come un fiume in piena, bagnando telegiornali, reti Rai, quotidiani e settimanali. Ci saranno premiati e delusi, cambierà quasi tutto perché, alla fine, quasi nulla cambi. La sinistra conserverà il suo tradizionale predominio nei media e continuerà a fingere che non sia così. Secondo tradizione, il Tg1 andrà a un giornalista gradito al governo, con il direttore di Panorama Maurizio Belpietro favorito su quello del Tg2 Mauro Mazza. Quest’ultimo dovrebbe comunque lasciare il suo posto (per lui si parla della direzione di una Rete o di Raisport), con il conseguente effetto cascata, che investirà anche Raitre, la tv dell’opposizione, e le radio. In Rai succede dopo ogni tornata elettorale e qui di strano c’è solo il ritardo con cui si dà il via alle danze, un ritardo dovuto agli altri balletti, quelli andati in scena per mesi alla Commissione di Vigilanza, con il tango Orlando e la rumba Villari.
Niente di nuovo sotto il sole, direte. Eppure c’è qualcosa che stride in queste prime note del valzer delle poltrone. Da settimane ci vanno ripetendo che Silvio Berlusconi, il «ducetto», quello dei 15 anni di regime (buona parte dei quali passati all’opposizione, ma fa niente), quello che ha cambiato la politica italiana e fondato il più grande partito moderato europeo (ma, certo, solo per svago personale, mica per dare un punto di riferimento a quasi la metà degli italiani), insomma che il Tiranno si accinge a completare il suo impero mediatico insediando i suoi uomini al vertice del primo quotidiano italiano e dell’organo della Confindustria.
Bene, come mai allora al Sole arriva Riotta? Gianni Riotta, dico: esordi al Manifesto, carriera al Corriere, poi vicedirettore della Stampa, che notoriamente ama il Cavaliere come i vampiri l’aglio, trasmissione di prestigio a Raitre, covo di temibili fascisti, e infine nominato al Tg1 da Romano Prodi in persona («o passa lui o non passa la Finanziaria», minacciò col suo pesante accento bolognese), due mesi dopo una memorabile intervista al Professore durante la quale la domanda più ficcante fu: «Lei che opinione s’è fatta?».
E come potrà Berlusconi spadroneggiare a via Solferino con De Bortoli, il direttore che scriveva editoriali contro il premier e i suoi «avvocaticchi» e che il premier in persona, giurano i bene informati, fece cacciare sei anni fa? Come ci riuscì, visto che in Rcs Berlusconi non contava un’azione e nemmeno tanti amici, non è chiarissimo. Però tutti, ma proprio tutti, ci hanno assicurato che andò proprio così. I titoli dei giornali di quei giorni erano di questo tenore: «Assalto al Corriere, missione compiuta» «L’aggressione di Berlusconi costringe De Bortoli alle dimissioni», «In pericolo la libertà d’informazione». «Violante: si ribelli la coscienza civile del Paese». «Notizie di regime». Tuonò Cofferati. Il sindacato dei giornalisti proclamò uno sciopero nazionale senza precedenti.

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