sabato, gennaio 26, 2008

SCIOGLIERE SOLO IL SENATO

Sciogliere il Senato e non entrambe le Camere.
Questa potrebbe essere la soluzione più appropriata per risolvere l'attuale crisi politica.Ovvero applicare l'Art.88 della Costituzione che prevede il possibile scioglimento di una sola delle Camere.
Ecco il testo: Art. 88. Il Presidente della Repubblica può, sentiti i loro Presidenti, sciogliere le Camere o anche una sola di esse.
Alla Camera dei Deputati il Governo Prodi ha avuto una maggioranza ampia e chiara, al Senato invece nell'ultimo voto di fiducia sette Senatori, eletti con i voti degli elettori del centrosinistra, hanno votato con l'opposizione di centrodestra, negando la fiducia a Prodi.L'instabilità del sistema sta solo ed esclusivamente nel Senato della Repubblica, dovuto al complicato e ingarbugliato sistema elettorale di questa Camera Alta (ancor di più dopo la legge Calderoli).
E' strano che nessuno ci abbia pensato o che quest'ipotesi, lo scioglimento di una sola delle due Camere, non sia presente nel dibattito politico.
APPELLO
Da questo mio Blog, umilmente, da semplice giornalista-conduttore di tg locale e da dottore in Scienze Politiche, rivolgo un appello al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, affinchè possa considerare questa ipotesi tra quelle in campo per la risoluzione di questa delicatissima Crisi di Governo .
Comunque on line qualche altro che timidamente affaccia la mia stessa ipotesi, che secondo me è la più corretta nel nostro caso.
ho trovato questo post:
Ma in effetti c’è un’altra opzione, per uscire da questa crisi: lo scioglimento di una sola Camera, per l’appunto quella del Senato della Repubblica, che è il ramo parlamentare più debole. Che io ricordi, lo scioglimento del Senato è avvenuto due sole volte: nel 1953 e nel 1958. Ma in quei due casi, si arrivò a tale scelta perché la Costituzione non prevedeva ancora la stessa durata per le due Camere e tale diversità aveva arreccato gravissimi inconvenienti, dovuti proprio al sistema bicamerale perfetto, che prevede all’interno dei lavori delle due Camere una “centralità” dell’azione parlamentare e quindi i due rami parlamentari sono legati fortemente l’uno con l’altro in molte funzioni. Vi è un parallellismo molto stretto tra Montecitorio e Palazzo Madama, e questo parallellismo portò a qui due unici casi che ricordo in tutto il periodo repubblicano. Tant’è vero, che proprio a quei due unici casi di scioglimento del Senato, si arrivò nel 1963 ad approvare una legge costituzionali che portò la durata del Senato a 5 anni, come era già previsto per la Camera dei Deputati. Oggi la situazione è diversa; l’eventualità di sciogliere una Camera soltanto, parte dall’esigenza di ovviare ad una crisi evidente di assetto politico. Quindi è possibile sciogliere il Senato, ma è consigliabile? Ogni volta che si è affacciata una crisi politica seria, all’interno del dibattito sullo scioglimento delle Camere, si è sempre discusso anche animatamente sull’eventualità di sciogliere una sola Camera, come tralaltro prevede l’articolo 88 della Costituzione. Non voglio entrare nel merito dei motivi che porteranno il Presidente Napolitano a prendere una decisione anziché un’altra, ma certamente desidero evidenziare una opzione, che pur contravvenendo alla maggior parte dei costituzionalisti e giuristi italiani, non dovrebbe essere scartata a priori, e che anzi potrebbe portare dopo la rielezione del Senato, ad una maggiore responsabilità politica per apportare le riforme costituzionali adeguate che questo Paese aspetta oramai da tempo memorabile, proprio come avvenne con lo scioglimento del Senato nel 1958.


8 commenti:

SarDoc ha detto...

Anche qua
http://www.presspubblica.it/index.php?option=content&task=view&id=1266&Itemid=2

ho trovato qualcosa.

SarDoc ha detto...

La stessa proposta è stata fatta il 20 maggio 2007 dall'ex presidente della Camera Casini.
http://www.repubblica.it/2007/04/sezioni/politica/prodi-anno/intervista-casini/intervista-casini.html

SarDoc ha detto...

Ho trovato, spulciando Internet e Agenzie, un parlamentare che oggi la pensa come me.
Ecco il lancio diAgenzia:

NOTIZIE FLASH: CRISI DI GOVERNO, LE CONSULTAZIONI DEL QUIRINALE FINO A MARTEDI' (11) =

Roma. Valutare la percorribilita' dello scioglimento del Senato
ma non della Camera dove, comunque, il governo Prodi ha ottenuto la
fiducia. E' il tema di riflessione che il deputato del Pd, Gerardo
Bianco, sottopone al presidente della Camera, Fausto Bertinotti, in
vista dell'apertura delle consultazioni al Quirinale. Mercoledi',
ricorda Bianco nella lettera inviata a Bertinotti, la Camera "ha
espresso la fiducia al governo confermando cosi' che non viene
frapposto impedimento all'esercizio di attivita' dell'esecutivo da
parte di questo ramo del Parlamento". "Un eventuale scioglimento della
Camera, non troverebbe quindi fondamento per ragioni di
governabilita'. L'articolo 88 della Costituzione, infatti, prevede,
prudentemente, lo scioglimento anche di una sola Camera nel caso che
da una di esse provenga la difficolta' nella formazione del governo.
Non tocca certo a noi -prosegue Bianco- stabilire cio' che nella sua
riconosciuta saggezza dovra' decidere il presidente della Repubblica,
ma credo che sia comunque nostro compito sottolineare che allo stato
dei fatti, al momento, solo nel Senato si e' determinato il problema
della ingovernabilita'". "Ribadire che nella Camera non sussiste
questa situazione mi sembra fondamentale per la decisione che
eventualmente il presidente della Repubblica dovra' assumere in ordine
allo scioglimento del Parlamento.Con la speranza che questo evento non
accada -conclude il parlamentare del Pd- e che si ponga finalmente
mano con sollecitudine alla nuova legge elettorale e alle conseguenti
riforme costituzionali". (segue)

(Pab/Zn/Adnkronos)
25-GEN-08 13:03

SarDoc ha detto...

Ho trovato anche questo testo qui

http://marcocucchini.wordpress.com/2008/01/23/lo-scioglimento-del-senato/
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Non è mai una cosa chic dire “lo avevo detto”…ma “lo avevo detto” e quindi ripubblico pari pari un post dello scorso 2 novembre (giorno dei morti, pensa un po’)…

Il bizzarro meccanismo con il quale si è votato alle elezioni politiche del 2006 ha partorito una situazione ambigua: alla Camera dei Deputati, con 25.000 voti di vantaggio il centrosinistra si è visto assegnare un ampio premio di maggioranza, mentre al Senato – anche a causa anche dell’assurdo giochino dei premi regionali – la coalizione di Romano Prodi è riuscita ad ottenere solo 159 seggi elettivi, contro i 156 del centrodestra. Appena 3 seggi di vantaggio, scesi a 2 con l’elezione a presidente di Franco Marini (il presidente non vota e quindi è un seggio perso). Scesi poi a 1 con l’abbandono del senatore De Gregorio e ritornati a 2 con l’arrivo di Marco Follini.

Si può governare anche con un solo voto di margine, ovviamente. Anzi, un governo può reggersi e operare pure in lieve svantaggio numerico, qualora i regolamenti parlamentari siano di aiuto e la coalizione che lo sostiene sia coesa. E’ quanto sta accadendo da un triennio in Spagna, dove il governo Zapatero ha una base parlamentare di appena il 48% dei seggi, ma trattandosi di un monocolore e potendo operare in un quadro istituzionale volto a garantire la stabilità degli esecutivi, a quel governo è consentito di portare avanti pienamente il proprio programma elettorale.

Nel nostro sistema mancano queste due caratteristiche e ciò è evidente soprattutto al Senato. Infatti, alla Camera dei Deputati la maggioranza è salda quanto basta per poter governare: l’Unione ha 348 deputati su 630, 200 dei quali iscritti al gruppo del PD, mentre tutti gli altri 7-8 partiti hanno un pacchetto di seggi inferiore a 20, con la sola eccezione di RC che ne ha 40. Questo significa che il gioco delle minacce e dei ricatti che tanto successo riscuote al Senato, alla Camera non è possibile, aspetto che da solo spiega la tranquilla normalità con la quale il governo affronta l’aula di Montecitorio. Il problema è quindi Palazzo Madama, dove basta un gruppetto di 3 senatori per mettere il governo in minoranza e far intravedere lo spettro della crisi.

Se tutti sono indispensabili, allora tutti possono disporre di diritto di veto e di ricatto, per ora sulla base di micro-schieramenti politici, ma in futuro anche articolandosi in cordate territoriali, professionali o lobbystiche. Il tutto tra ricatti, minacce e insulti che non solo mettono a rischio la vita del governo, ma minano alle fondamenta la stessa credibilità e prestigio del Senato, a danno delle istituzioni nel loro complesso. Da più parti, di fronte a tale situazione, si invocano le elezioni anticipate, subito, magari domani mattina, tornando all’instabilità che ha caratterizzato 25 anni di politica italiana, con 7 scioglimenti anticipati (su 8 legislature) tra il 1972 e il 1996. Ma le democrazie entrano in crisi anche per troppi ricorsi alle urne, come molta storia europea della prima metà del ‘900 può testimoniare, se al voto non segue la risoluzione dei problemi che lo hanno reso necessario. E nel nostro caso, andremmo a votare non solo con le stesse regole del 2006, ma anche con le stesse coalizioni.

Nella storia repubblicana, alle elezioni anticipate ci si è andati quando la maggioranza di governo si sfaldava e non era più possibile ricomporla o costruirne una diversa. E quando questo accadeva, rendeva ingovernabili entrambi i rami del Parlamento, situazione che oggi si presenta solo in una delle due Camere. A questo proposito, stupisce che non sia stata presa ancora in considerazione la via maestra prevista dalla nostra Costituzione all’articolo 88, che al primo comma prevede che “il presidente della Repubblica può, sentiti i loro presidenti, sciogliere le Camere o anche una sola di esse“. La soluzione corretta dal punto di vista costituzionale, quindi, sarebbe sciogliere il solo Senato, vale a dire il ramo del Parlamento che non funziona come dovrebbe.

Lo scioglimento anticipato del Senato si è avuto per ragioni tecniche nel 1953 e nel 1958 mentre in questo caso si tratterebbe di uno scioglimento più politico, una presa d’atto che il voto del 2006 ha creato una situazione divergente alla quale è necessario porre rimedio operando su quella parte del sistema che non appare in grado di operare correttamente. Parte che - dettaglio di assoluta rilevanza - è anche quella formalmente meno rappresentativa, considerato che il corpo elettorale del Senato non comprende gli elettori in fascia di età tra i 18 e i 25 anni, che sono circa 3.000.000.

Certo, un nuovo voto al Senato non necessariamente produrrebbe una maggioranza stabile e coerente con quella alla Camera, ma allora sarebbe assolutamente lampante che il problema risiede tutto nelle regole e la camera neoeletta sarebbe certo più disponibile a mettere mano ad un processo di riforme istituzionali ed elettorali, se non altro per non rischiare lo scioglimento appena insediata.

Ovviamente, si può sottolineare come una decisione nei fatti unilaterale del presidente della Repubblica volta a sciogliere il solo Senato sarebbe fortemente contestata da chi vuole le elezioni subito. Ma io resto convinto che una situazione così delicata vada affrontata tenendo presente l’interesse complessivo del sistema democratico, a prescindere dalle smanie di breve periodo di questo o quel capopartito.

Il destino delle istituzioni è cosa troppo seria per essere giocato ai dadi, sperando che escano quelli giusti. Soprattutto quando i dadi sono truccati

SarDoc ha detto...

Pure qui
http://lucalombardo.ilcannocchiale.it/post/1756879.html

Crisi di Governo: soluzione 1, lo scioglimento del solo senato
22 gennaio 2008

Il governo è in bilico. Non è una novità. Lo scrive anche El Mundo “el Gobierno de Prodi se tambalea de nuevo”. Questa volta non è stato neanche un fulmine a ciel sereno era prevedibile. Mastella si trovava come un pesce fuor d’acqua nell’Unione. E si trovava a disagio ormai da tempo. L’Unione era una coalizione troppo eterogenea, e questa eterogeneità provocò la fine del centrosinistra nel 1998 e ciò a provocato le crisi degli ultimi 2 anni.

Domani si voterà la fiducia e quasi sicuramente alla camera sarà accordata (credo con una maggioranza di 325-330). Il nodo sarà al Senato, ma credo che non sia interesse mettere in conflitto la camera alta, ormai sempre bloccata. Non si programma più al Senato, non si lavora più al Senato. Allora quale dovrà essere la soluzione? Solo le urne? O ci sono altre strade?

Il governo regge alla Camera anche con un partito in meno. Vuol dire che in questo ramo del parlamento la maggioranza è davvero solida. Al Senato, invece, è diverso. Quello che mi sto chiedendo è: non sarebbe più opportuno votare per il solo Senato? In questo modo si potrebbe avere un sondaggio immediato da parte dei cittadini, con la possibilità di effettuare una scelta più ponderata.

Va fugato un dubbio: il referendum in caso di scioglimento di una sola camera si svolge o meno? Non si svolge la 352/1970 infatti stabilisce che”nel caso di anticipato scioglimento delle camere o di una di esse, il referendum già indetto si intende automaticamente sospeso all’atto della pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale del decreto del Presidente della Repubblica di indizione dei comizi elettorali per la elezione delle nuove camere o di una di esse”.

In caso di sconfitta del centrosinistra al Senato si aprirebbe necessariamente la strada ad un governo di grande coalizione. Ma con chi alla guida? L’errore del centrosinistra fu di non capire all’alba della legislatura che non avrebbe retto con numeri così risicati. In quel momento si poteva avere Prodi premier con un governo per lo meno della non sfiducia. Si sarebbe potuto uscire fuori dal guado, non si è fatto e le responsabilità politiche sono enormi e sarebbe opportuno sapere chi si oppose con maggior vigore a questa ipotesi.

Bisogna dire però che in questo modo si toglierebbe ai cittadini la possibilità di esprimersi in materia elettorale, con consequenziale ennesimo svilimento della democrazia nel paese.

Anonimo ha detto...

E'la soluzione migliore.Facciamola sentire il più possibile.

Anonimo ha detto...

Quello di una sola camera è il c.d. "scioglimento tecnico" che il Presidente della Repubblica deve però valutare all'indomani delle elezioni.

Votare oggi per il solo Senato (cittadini elettori con più di 25 anni di età, elettorato passivo a 40 anni) significherebbe aggravare la situazione.

Vincerebbe - e meglio di quanto ha fatto l'UNIONE - il centro-destra.

Bisognava rivotare al solo Senato prima. Adesso è inutile.

Serve una nuova legge elettorale, poi il voto.

SarDoc ha detto...

Prima era utile e ora no?
Intanto oggi, Caro Tonino due autorevoli parlamentari hanno lanciato la proposta di sciogliere solo il Senato.
Un abbraccio.